Perché un architetto dovrebbe collaborare con un interior designer
Nel mondo dell’architettura e del design, i confini tra competenze sono sempre più fluidi. Eppure, è proprio nella complementarità tra architetto e interior designer che nasce il valore di un progetto ben riuscito. Quando la struttura incontra l’esperienza dello spazio vissuto, il risultato non è solo esteticamente coerente, ma funzionalmente armonico.
Due ruoli distinti, una visione condivisa
L’architetto definisce i volumi, le aperture, la relazione tra l’edificio e il contesto.
L’interior designer si muove dentro quegli spazi, modellandoli per l’esperienza quotidiana: luce, percorsi, materiali, proporzioni tattili.
Collaborare significa:
- Evitare sovrapposizioni e incongruenze
- Ottimizzare tempi e risorse
- Valorizzare al massimo ogni metro quadrato
Vantaggi chiave per l’architetto
1. Un progetto più ricco e completo
Il dialogo tra le due figure consente di approfondire aspetti che spesso sfuggono all’analisi architettonica pura: fruibilità, comfort visivo, tattilità dei materiali.
2. Un supporto pratico nelle fasi esecutive
L’interior designer coordina forniture, lavorazioni artigianali e finiture.
Un alleato prezioso per garantire coerenza progettuale anche nel dettaglio.
3. Una risposta più centrata alle esigenze del cliente
Spesso il cliente non riesce a tradurre le proprie esigenze in scelte progettuali.
Un interior designer aiuta l’architetto a colmare questa distanza con sensibilità e ascolto.
La collaborazione tra architetto e interior designer non è un lusso, ma una risorsa strategica.
In Seed Homecoming lavoriamo da sempre a fianco degli studi di progettazione, offrendo un approccio sartoriale, operativo e umano. Perché ogni grande progetto nasce da una sinergia solida.